Una ricerca nei documenti dell’industria del tabacco, svela l’interesse dell’industria del tabacco per sviare l’attenzione dai danni del fumo passivo
Timori di Philip Morris per uno studio europeo sugli effetti del fumo passivo
La Philip Morris temeva gli sviluppi di uno studio multicentrico della IARC (International
Agency for Research on Cancer) sul fumo passivo e cancro del polmone condotto
in Europa (2,3). I risultati di tale studio (e una eventuale monografia IARC sul fumo passivo) avrebbe potuto portare all’emanazione di norme restrittive anche in Europa. Per questo si è impegnata, insieme ad altre compagnie del tabacco, per minare i risultati IARC mediante la manipolazione dei media e del pubblico, cercando di contrapporsi politicamente all’approvazione di ogni norma che ponesse limiti alla libertà di fumo.
Quando la IARC avvia lo studio, la Philip Morris ha già pronta in Europa una vasta rete di scienziati e consulenti, disposti le loro competenze al servizio dell’industria del tabacco. D’altronde, molti lavori scientifici sul fumo passivo erano stati inficiati dall’influenza delle multinazionali del tabacco (5). Ma questo studio era percepito come una grave minaccia dalle Compagnie di tabacco.
Ruolo doppio di scienziati italiani
E’ a questo punto che si apre il versante italiano della storia. Secondo Ong e Glantz (2) le informazioni più dettagliate sullo studio IARC sono giunte alla Philip Morris tramite la SCR Associati, una agenzia di pubbliche relazioni che aveva tra i suoi consulenti il “fu Giuseppe Lojacono, ex professore di economia sanitaria presso l’Università di Perugia”. Lojacono aveva visitato più volte la IARC nel ruolo che allora ricopriva di Direttore della Rivista Epidemiologia & Prevenzione (E&P), agendo all’insaputa del mondo scientifico italiano ed europeo e, in particolare dell’Associazione Italiana di Epidemiologia e della Rivista (6, 7).
Digitando nel sito internet della PM (www.pmdocs.com) la voce Lojacono (scritto con i invece della j) si ottengono 58 documenti disponibili, a tutto marzo 2003. Dall’esame dei documenti risulta che Lojacono è stato per 10 anni, dal 1988 al 1998, consulente scientifico dell’Agenzia che curava le relazioni pubbliche dell’Industria del tabacco in Italia, la SCR Associati. Egli partecipava a Convegni, teneva d’occhio la produzione scientifica, raccoglieva informazioni e stilava relazioni che, tramite la SCR, erano recapitate alla Philip Morris.
Un solerte funzionario lo descriveva come “attivo a livello giornalistico, che ha buoni contatti con l’OMS e l’allora Direttore Nakashima, che conosce di persona Tomatis, Direttore dello IARC, e che è in disaccordo con quanto espresso dal Surgeon General sul fumo passivo” [NdR: cioè che il fumo passivo causa malattie compreso il cancro del polmone e la nicotina crea dipendenza (doc. 2501152054/64].
Lojacono relazionava anche sulle inclinazioni della Comunità scientifica italiana e l’atteggiamento dell’opinione pubblica sul fumo. Nei report si sottolinea la propensione degli epidemiologi italiani ad occuparsi di fattori di rischio presenti nei luoghi di lavoro, nell’ambiente urbano e nei cibi, concludendo che in virtù di questa vocazione “la comunità scientifica italiana, o almeno una parte di essa (…) ha già dato e può continuare a dare contributi rilevanti al ridimensionamento del problema fumo passivo sulla coscienza nazionale” (doc. 2501356124).
Ricontestualizzare il fumo passivo come uno dei tanti fattori della Qualità dell’Aria Indoor
Lojacono, pertanto, suggeriva le strategie da utilizzare per deviare l’attenzione dei ricercatori e del pubblico dalla nocività del fumo passivo. “Ridimensionare il ruolo e il peso del fumo passivo come fattore di rischio”, è la proposta rilanciata in più documenti, immettendolo nel gran calderone più generale della INDOOR AIR QUALITY: questo rimane il nostro obiettivo primario in Italia (così nell’ottobre 1990. doc. 2028350107-13). Vengono organizzate tavole rotonde (Napoli 1992), convegni (Anacapri 1994) con miriadi di patrocini e sponsorizzazioni (OMS, Ministero dell’ambiente, Università di Napoli, Città Sane di Milano, E&P, Glaxo, etc) con “lo scopo di generare una discussione su inquinanti diversi dal fumo passivo cercando di dimostrare che “in ambito scientifico si può parlare di IAQ (Indoor Air Quality) senza l’intrusione del fumo passivo e che molti ricercatori in Italia sono interessati al tema” (doc. 2501341966/8).
Così, continuano Ong e Gantz: unitamente alla “rete di informatori, perlopiù, costituita da giornalisti, lo scambio con l’industria del tabacco era trasversale e continuo” ed è stato possibile incidere pesantemente sull’opinione pubblica con continue campagne di disinformazione, a volte eclatanti e altre volte minimali.
Si è tentato di indirizzare l’attenzione dei ricercatori e del pubblico su fattori nocivi diversi dal tabacco. Sono state condotte ricerche, in proprio da parte della Philip Morris, e sono stati finanziati studi di ricercatori rispettabili, sperando in risultati utilizzabili nell’attuazione di una delle tattiche più efficaci: contrapporre dato a dato, studio a studio, per innescare e alimentare controversie senza fine allo scopo di disorientare l’opinione pubblica e politica sul problema fumo.
Come si è venuti a conoscenza delle manovre di Big Tobacco
Da quando lo Stato del Minnesota ha vinto la vertenza con le multinazionali del tabacco, in America indicate con il termine di Big Tobacco (Minnesota Attoney General litigation, n° C1-84- 8565, 2d Distr. Minn.), è stato disposto, fra l’altro, la desecretazione e la pubblicazione ope legis di tutti i documenti passati, presenti e futuri fino al 2.010 della Philip Morris (Paragrafo IV dell’ Attoney General Master Settlement Agreement).
Il sito internet della Philip Morris (PM) da digitare è: www.pmdocs.com (1). Una volta entrati è possibile consultare tutti i documenti strettamente riservati del più grande colosso dell’industria del tabacco. E’ dai 32 milioni di pagine raccolte in questo archivio che Elisa Ong e Stanton Glantz, dell’Università di California, hanno estratto i documenti utilizzati nell’esplosivo articolo dell’8 aprile 2000, apparso su The Lancet, dedicato alla ricostruzione dei tentativi fatti da Big Tobacco di interferire con i risultati dello studio multicentrico IARC (International Agency for Research on Cancer) sul fumo passivo e cancro del polmone condotto in Europa (2,3).
Questa è una sintesi dell’articolo: Le strategie di Big Tobacco di Vincenzo Zagà e Giacomo Mangiaracina pubblicato su Tabaccologia nel 2003
Bibliografia
- Sito Philip Morris. www.pmdocs.com
- Ong EK, Glantz SA. Tobacco industry efforts subverting International Agency for Research on Cancer’s second-hand smoke study. The Lancet 2000; Vol.355:1253-1259.
- Boffetta P, Agudo A, Ahrens W, et al.. Multicenter case-control study of exposure to environmental tobacco smoke and lung cancer in Europe. J Natl Cancer Inst 1998; 90: 1440-1450.
- Editorial. Resisting smoke and spin. The Lancet 2000; vol. 355:1197.
- Barnes DE, Boero LA. Why review articles on the health effects of passive smoking reach different conclusions. Jama 1999); 279:1566-1570.
- Terracini B. Epidemiologia & Prevenzione e le multinazionali del tabacco. Epid. Prev. 2000; 24(3): 99-100.
- Forastiere F. I ricercatori non sapevano. Epid. Prev. 2000; 24(3): 108.
- Clementi ML. Breve viaggio negli archivi della Philip Morris. Epid Prev. 2000; 24(3): 103-107.