Il produttore di sigarette elettroniche JUUL Labs Inc., che attualmente ha circa 2.200 dipendenti, ha comunicato che sta valutando la possibilità di interrompere le vendite in Europa e in Asia. Ciò potrebbe comportare il ritiro da ben 11 paesi, tra cui l’Italia, per concentrarsi a rafforzare la propria posizione in Stati Uniti, Canada e Regno Unito, suoi mercati principali.

Le vendite stanno diminuendo
A causa delle accuse di aver provocato una vera epidemia di svapo tra gli adolescenti USA negli ultimi due anni, JUUL ha subito restrizioni normative e indagini sulle sue pratiche di marketing, a seguito delle quali l’azienda ha interrotto la maggior parte della pubblicità negli Stati Uniti e smesso di vendere le sue ricariche (pods) con aromi dolci e fruttati.
La conseguente riduzione delle vendite, che l’ha indotta a tagliare 1.500 posti di lavoro già nel 2019, ha provocato perdite per 1 miliardo di dollari.

Cambio di strategia
In una lettera ai dipendenti, il Direttore Operativo Crosthwaite ha spiegato che ci saranno ulteriori tagli al personale che consentirebbero all’azienda di investire nello sviluppo di nuovi prodotti, nella tecnologia per impedire l’uso della sigaretta elettronica da parte dei minori e nella ricerca scientifica finalizzata a dimostrare ai regolatori la minore nocività dei suoi prodotti nei confronti delle sigarette normali. In effetti, recentemente JUUL avrebbe presentato alla Food and Drug Administration una nuova versione del suo vaporizzatore progettata per essere sbloccata solo da utenti di 21 anni o più.

Ritiro da mercati esteri, ed ora forse anche dall’Italia
Nell’ambito di questa opera di ristrutturazione, JUUL ha deciso di concentrarsi sui suoi mercati principali: Stati Uniti, Canada e Regno Unito e di porre fine alla sua espansione globale, ritirandosi dai mercati esteri, in Europa ed Asia, uscendo da Corea del Sud, Austria, Belgio, Portogallo e Spagna. Ora sta valutando la possibilità di ritirarsi da altri paesi tra cui Italia, Germania, Russia, Indonesia e Filippine.

Fortuna e caduta di JUUL in USA
In soli due anni, con un prodotto innovativo ad elevata concentrazione di nicotina e un marketing rivolto ai ragazzini, attraverso il far west dei social media, JUUL conquistò nel 2017 il 75% del mercato americano. Nel 2018 Altria acquisì una quota del 35% a un prezzo basato su una valutazione della società pari a 38 Miliardi di dollari.
A seguito dell’allarme suscitato negli USA dalla rapida diffusione della moda di usare JUUL tra gli studenti e dell’epidemia di polmonite chimica associata all’uso di sigarette elettroniche, le autorità sanitarie federali intervennero ponendo limitazioni , mentre torie ed anche la magistratura avviò una indagine penale contro JUUL.

Nel corso del 2019, l’amministratore delegato K. Burns diede le dimissioni e al suo posto andò un alto dirigente di Altria (Marlboro USA), il signor CK Crosthwaite. A quel punto, il valore di mercato di JUUL, era precipitato a 12 Miliardi di dollari, meno di quanto Altria aveva sborsato per acquistarne un terzo delle azioni.
Questo tracollo pose fine al processo di fusione tra Altria (Marlboro USA) e Philip Morris International (Marlboro al di fuori degli USA).
Senza dubbio, questi rivolgimenti societari sono da mettere in relazione anche con la strategia di far fronte al calo delle vendite di sigarette convenzionali, puntando sul nuovo prodotto a tabacco riscaldato (IQOS) che è distribuito negli USA proprio da Altria (leggi quì).

Fonte
Jennifer Maloney. Juul to Cut More Than Half of Its Workforce Edizione cartacea del Wall Street Journal del 3 Settembre 2020.

Su JUUL e le sue vicende societarie, leggi: anche
– su questo sito: JUUL: una minaccia per la salute dei ragazzi in Italia?
– IlSole24Ore: E-cigarette: Juul ribalta i vertici, in fumo fusione Altria-Philip Morris